"Viaggiare in cammino. Intervista a Luca Gianotti"

Intervista

Camminare, un modo di viaggiare che ha avuto un successo esplosivo negli ultimi anni. Sempre più persone scelgono l'essenzialità di uno zaino in spalla e un percorso a piedi di più giorni, magari su un cammino con una valenza spirituale, come il Cammino di Santiago o il Cammino di san Francesco.Ne parliamo con Luca Gianotti, uno dei protagonisti di questo mondo, e gli chiediamo perché camminare sia così di moda.


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Redazione di Educaweb.it

Luca Gianotti, camminatore, guida di viaggi a piedi, guida ambientale escursionistica, accompagnatore di media montagna della Regione Abruzzo, coordinatore della Compagnia dei Cammini, direttore editoriale della casa editrice Edizioni dei Cammini, del gruppo Lit. Come scrittore ha pubblicato L'arte del camminare, Parole in cammino, La spirale della memoria, The Cretan Way, Il Cammino dei Briganti.

Il 2016 è stato l'Anno dei Cammini, proclamato dal Ministero della Cultura. Camminare su lunghe distanze è una nuova moda?
Può essere che per una parte dei camminatori degli ultimi anni si tratti anche di moda. Certo, in tanti partono e non sempre con motivazione profonda e consapevolezza di quel che vanno a fare. Ma camminare è comunque un bisogno profondo ed è un gesto di cambiamento individuale e collettivo. Per moltissime persone si aprono mondi nuovi. In cammino nascono empatia e armonia, nel proprio essere profondo e con gli altri.
Quando camminare non è prestazione sportiva o agonistica, ma è "camminare lento", allora può diventare un gesto rivoluzionario, che ti cambia la vita. Quando cammini con lo zaino in spalla, per più giorni, sei un viandante, sei libero, scopri l'essenzialità.
In questi anni abbiamo contribuito a diffondere la cultura del camminare in Italia, per passare dalla cultura del trekking a quella del Cammino (anni in cui si sono diffusi il Cammino di Santiago, la Via Francigena, il Cammino di san Francesco...), che vuol dire capire che è meno importante essere nella natura selvaggia, ma è importante vedere il mondo nella sua completezza, con le cose belle e le cose brutte. Cerchiamo di far capire alle persone quanto sia bello entrare in un territorio e guardarci dentro davvero, condividendo insieme quel che succede.

Camminare lento: quando fondasti l'associazione La Boscaglia, negli anni Novanta, questo era la base della tua proposta. Cosa significa, e perché ha avuto tanto successo?
"Camminare lento" è un modo di dire che vuole sottolineare il vivere qui e ora ogni passo, godersi ogni momento per quello che è, senza andare in affanno perché bisogna raggiungere una meta in tempi prefissati o semplicemente il più in fretta possibile. Vuol dire assaporare con consapevolezza ogni momento, ogni relazione, ogni incontro, ogni elemento di ciò che ci circonda per quello che è. E camminando questo è molto più facile, ma non è scontato.
Finché domina la cultura dell'escursione, del trekking, può essere ancora forte per molti la tentazione della prestazione sportiva piuttosto che la voglia di essere in cammino.
Ma molti stanno scoprendo la differenza che c'è quando si cammina "lentamente", e questo è possibile solo se si cammina per più giorni di seguito. Almeno tre, preferibilmente una settimana, perché è su quella durata che si cominciano ad apprezzarne davvero i benefici e la trasformazione interiore.
Camminare scandisce il ritmo dei pensieri, armonizza corpo e pensiero, consente di vedere le cose da altre prospettive. Solvitur ambulando, dicevano gli antichi.
Camminare diventa un gesto rivoluzionario, perché ci riporta all'autenticità di chi siamo, annulla i falsi bisogni, diventa attività spirituale, di crescita interiore. Certo, non è che basta il gesto meccanico di camminare, anche se aiuta molto. La consapevolezza e la voglia di esserci, fanno la differenza.

Viaggiare lento, turismo sostenibile, turismo responsabile. Come sono collegati questi fenomeni? Che dimensione hanno?
Il viaggiare lento (a piedi e in bicicletta) è il turismo del futuro, l'unico che non conosce crisi e che è considerata la prospettiva su cui investire per uno sviluppo sano e sostenibile dei territori.
Non mi piacciono le etichette, ma quando parliamo di turismo sostenibile vuol dire che il nostro orizzonte di riferimento è il rispetto della natura, il rispetto dell'altro, il desiderio di fare delle nostre esperienze occasione di incontro con l'altro. Di chi viaggia con noi e di chi incontriamo lungo il cammino. Il pastore, l'hospitalero, l'abitante di quei luoghi, che ci possa far conoscere un pezzetto del suo punto di vista, e da cui possiamo sentirci accolti.

Viaggiare lento per noi vuol dire anche valorizzare le esperienze di economia solidale ed etica che incontriamo, dormire e mangiare in strutture il più possibile in armonia con questi valori, perché un'altra economia è possibile, e l'interesse per questo mondo lo dimostra.

Per accompagnare le persone in cammino, occorre una qualifica professionale?
Come Compagnia dei Cammini chiediamo che le nostre guide abbiano un patentino professionale, in genere si tratta di Guide escursionistiche ambientali o di Accompagnatori di media montagna. È solo la base, in buona parte una questione legale più che di sostanza. Le nostre guide fanno un percorso molto più approfondito, perché la tecnica dell'accompagnamento è la premessa, poi viene la capacità di stare nel gruppo con un certo stile, di capire il territorio a fondo, nei suoi aspetti naturali ma soprattutto in quelli sociali, storici, umani, culturali.

Cosa consiglieresti a chi voglia intraprendere questa professione?
Di camminare. Per più giorni, in contesti diversi. Di leggere diari di viaggio (ce ne sono a centinaia ormai), di approfondire i mondi del turismo sostenibile, dell'economia solidale, dei cambiamenti virtuosi in atto in Italia e nel mondo. Di frequentare i festival e i convegni dedicati al tema del camminare, le associazioni che lo fanno a un certo livello. Di farsi cioè una cultura del camminare, perché non basta saper riconoscere le piante o le rocce per essere una guida. E poi, certo, di fare un corso per prendere un patentino, corsi che ancora dipendono dalle normative regionali.