"Il mestiere del Mental Coach - Intervista a Michela Fabbiani"

Intervista


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Redazione di Educaweb.it
Il mental coach è un allenatore mentale. Tutti sappiamo della strettissima connessione tra corpo e mente, curiamo il primo andando in palestra, mangiando in maniera sana, riposando a dovere, ma diamo poca importanza alla mente, alla parte interiore, quella che non si vede dimenticandoci della loro famosa connessione. Così ci troviamo sempre a faticare perché una delle parti che compone l'insieme non è stimolata. Ne abbiamo parlato con la D.ssa Fabbiani psicologa clinica.
 
Come nasce in Italia il mestiere del Mental Coach e qual è il percorso formativo ideale per questa professione?
Il mental coaching arriva in Italia dagli Stati Uniti circa 20 anni fa e trova il suo primo ambito di azione nel settore sportivo. È così che nasce questo tipo di professione, inizialmente chiamata solo coach e successivamente Mental coach, ovvero una figura che sappia affiancare i propri clienti e che, grazie a più specializzazioni, riesca a mettere a fuoco e valorizzi le qualità della persona che si trova davanti.
Per quanto concerne il percorso formativo, personalmente ho un percorso di studi classico, in Psicologia Clinica. Una Laurea in Psicologia è sicuramente la più attinente per il tipo di lavoro che si vuole intraprendere perché offre tutti gli strumenti che occorrono per lavorare in questo campo.
In Italia, ad oggi, non esiste una legge che regolamenti questa professione, né tantomeno un albo; molti si spacciano per Mental Coach, ma non tutti hanno il bagaglio di conoscenze ed esperienze che servono per svolgere questa professione. Esistono delle Associazioni specifiche che si occupano di mental coaching, e che organizzano corsi di formazione, ma anche in questo caso è necessario comprendere la reale validità ed utilità dei corsi che si intende seguire.
 
Quali consigli darebbe ad un giovane che vuole avvicinarsi alla professione del Mental Coach e quanto è importante fare esperienze all'estero?
Il mio consiglio è quello di seguire un percorso di studi "tradizionale", ovvero una Laurea in Psicologia o Psicopedagogia, che permette di avere le giuste conoscenze e competenze per svolgere questa professione. Ancor più importante però è fare esperienze, di formazione e di lavoro. Più esperienze si fanno più è possibile saper gestire diverse situazioni e dinamiche. Tirocini ed esperienze in settori diversi contribuiranno sicuramente a rafforzare le proprie competenze favorendo le dinamiche di sviluppo del mestiere del Mental Coach. A mio parere, non è necessario formarsi all'estero, poiché in Italia oggi c'è tutto quello che un Mental Coach necessita per svolgere il proprio lavoro. L'importante è capire dove andare, quali corsi seguire e quale scuola frequentare, studiando la reputazione dei vari istituti per essere certi di non sprecare le proprie energie.
Il ruolo del Mental Coach è stato spesso assimilato a quello del motivatore, ed in realtà è un po' al confine: deve fare da specchio e saper restituire al cliente le giuste risposte. La leva motivazionale deve certo scattare, ma se un motivatore non lavora sulla parte cognitiva della persona non fa un lavoro completo e per lavorare con i percorsi cognitivi è necessaria una formazione psicologica. Per questo scegliere un percorso di studi clinico è sicuramente più performante.
 
Reputa ci siano offerte di mercato per questa figura professionale e in quali ambiti un Mental Coach può trovare spazi lavorativi?
Tutto dipende dal percorso formativo che si è scelto. Il lavoro spazia dall'azienda privata alle associazioni, dagli ambulatori all'interno degli ospedali ai privati. Il Mental Coach deve essere un po' imprenditore di sé stesso, soprattutto perché come professione è molto selettiva; non tutti si rivolgono al Mental Coach, anzi ad oggi è una figura poco compresa, che spesso spaventa o suscita dubbi. Scegliere un percorso formativo classico, in psicologia o simili, è quindi fondamentale perché permette di operare in più campi, fare esperienze anche diversificate ed aumentare così le proprie capacità di creare relazioni.
 
Come si può affiancare un Mental Coach ad un artista, piuttosto che ad un calciatore o ad un manager d'azienda?
Grazie a tutte le esperienze che una persona accumula si acquisisce ed affina la capacità di "entrare nei panni di" e questo permette di poter lavorare con personalità afferenti ai più diversi settori, siano essi sportivi o manager d'azienda. Ribadisco il concetto delle esperienze perché solo così è possibile entrare all'interno di realtà che altrimenti non avremmo la possibilità di vivere in prima persona e che renderebbero più difficile operare in diversi ambiti. Il cambio continuo di ruolo permette di avere una velocità quasi istantanea nel comprendere il tipo di problema da affrontare.
Se nel mondo dello spettacolo e dello sport la professione del Mental Coach è ben vista e molto richiesta, ci sono altri settori, come la finanza, in cui ancora oggi è vista con sospetto. Si deve lavorare per gradi, consapevoli che ogni esperienza fatta aumenterà le possibilità di lavoro future.
 
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