Descrizione
Negli ultimi anni il legislatore, nel duplice intento di contenere la spesa pubblica e di arginare il fenomeno del precariato, è più volte intervenuto nella materia delle forme di lavoro flessibile nel pubblico impiego. La norma di riferimento (l'art.36 del d.lgs. n. 165/01) è stata, infatti, ripetutamente riscritta e modificata (da ultimo dal d.l. n. 101 del 31 agosto 2013). Le pubbliche amministrazioni (ministeri, regioni, enti locali, SSN, Università, enti di ricerca, scuola etc.) continuano, comunque, a ricorrere frequentemente alle forme di lavoro flessibile, in particolare al contratto a termine, la cui disciplina generale, dettata dal d.lgs. n. 368/01, è stata oggetto di numerosi interventi normativi (da ultimo le leggi n. 92/12 e 99/13). L'utilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato spesso avviene aggirando i limiti sostanziali e procedurali fissati dalla legge con la conseguente proliferazione (in particolare nella scuola) di contenziosi su larga scala, che hanno coinvolto la magistratura di ogni grado e latitudine, ordinaria (di merito e legittimità), contabile e comunitaria. Obiettivo del corso è quello di delineare un quadro sistematico ed aggiornato dell'istituto e dei numerosi problemi applicativi insorti (servendosi del basilare riferimento giurisprudenziale, nonché delle direttive del Dipartimento della Funzione pubblica), tentando di dare soluzioni equilibrate anche su questioni ancora non definitivamente risolte, come la tutela risarcitoria ex art.36 del d.lgs. n. 165/01 o l'anzianità pregressa del personale stabilizzato.