"Francesco Lipari: architetto lungimirante e visionario"

Intervista

A tu per tu con Francesco Lipari, giovane architetto siciliano; professionista poliedrico e uomo dalle mille passioni, oltre che affermato e stimato Architetto in Italia e all'estero. Francesco Lipari, ha ricevuto diversi premi per giovani architetti, tra cui l'Architizer People Choice Award 2014 e 2015. Ha tenuto conferenze in Europa e negli Stati Uniti ed è stato curatore di progetti di architettura anche al MAXXI e MACRO di Roma. E' il fondatore di OFL Architecture, studio di architettura interdisciplinare incentrato sui processi di design emergenti. Il lavoro di Francesco è stato esposto e pubblicato a livello internazionale con mostre al MoMA di New York e alla WUHO Gallery di Los Angeles. E' inoltre il referente per la città di Roma della Pecha Kucha Night e dal 2013 scrive per Wired Italia.

  • 07/03/2016

  • Valore

Diventare architetto è una strada non facile da intraprendere per via del lungo iter di studi e delle selezioni rigorose che occorre superare. Ci racconti quali sono stati gli step scolastici e di formazione che hai affrontato per esercitare questa professione?

Sono cresciuto in un piccolo paesino della provincia si Caltanissetta, Campofranco, dove mi sono formato fino alle scuole medie.
Successivamente ho frequentato il liceo scientifico "Leonardo" di Agrigento grazie al quale ho accresciuto la mia attitudine per gli studi matematici che, uniti alla passione per il disegno e la grafica, mi hanno consentito di scegliere quasi naturalmente la facoltà di Architettura.
In seguito ho sostenuto con successo i test di ammissione nelle facoltà di architettura di Palermo, Firenze e Roma, scegliendo l'ultima per il suo fascino eterno trasmessomi nel tempo dalla passione per il cinema.
Ho frequentato la facoltà di Architettura di Roma Tre e mi sono laureato con una tesi progettuale su Francesco Borromini, interpretando in chiave contemporanea un suo disegno mai realizzato per la navata centrale della basilica di San Giovanni in Laterano.

Sei il fondatore di OFL Architecture, studio di architettura interdisciplinare che porta avanti il concetto di una visione della città che torni a essere vissuta in chiave emozionale. Raccontaci del percorso che ti ha portato ad iniziare la tua attività professionale.

Dopo la laurea in architettura vinco una borsa di studio per un master di secondo livello in restauro.
Il corso post-lauream, coordinato dal professore Paolo Marconi che è stato uno dei massimi esperti nel recupero degli edifici storici in Italia, mi ha permesso di approfondire ancora di più la storia dell'architettura del XVI e XVII secolo e di effettuare infine uno stage presso un prestigioso studio di Roma.
Lo stage ha felicemente determinato un cambiamento di rotta nel mio approccio all'architettura grazie alla metodologia contemporanea e sperimentale dello studio IAN+.
Successivamente decido di andare per alcuni mesi a Shanghai presso Francesco Gatti e, rientrato in Italia, lavoro per un anno e mezzo nello studio di Massimiliano Fuksas (il famoso architetto romano formatosi a Parigi e presso la bottega di Francesco De Chirico) dove apprendo moltissimo in un ambiente molto duro e faticoso.
Dopo aver valutato proposte di lavoro a Los Angeles e Pechino decido di ritornare in Cina per un'esperienza nello studio Mad. Rientrato in Italia, insieme alla mia ex collega Vanessa Todaro, decido infine di fondare lo studio OFL Architecture e realizzare una piattaforma multidisciplinare dal nome Cityvision nata allo scopo di generare un nuovo dialogo tra la città contemporanea e la sua immagine futura, ridefinendone il rapporto significativo con le attuali condizioni socio-urbane.
Oltre ad organizzare concorsi internazionali e pubblicare l'omonima rivista free press, Cityvision ha sicuramente avuto il merito di aver messo in comunicazione giovani architetti con istituzioni importanti come il Maxxi di Roma e il Moma PS1 di New York e con nomi di spicco del panorama architettonico e artistico mondiale, da Bjarke Ingels a Juergen Mayer, da Sou Fujimoto ad Ai Weiwei.

Dalla tua esperienza potresti estrapolare un giudizio di merito sulla validità dell'attuale percorso di studi propedeutico alla carriera di architetto e al contempo quali consigli ti sentiresti di  dare ad un giovane che decidesse come te di percorrere questa strada?

Purtroppo credo che nella maggior parte delle facoltà di architettura italiane si insegni con dei metodi vetusti.
L'università italiana, oggi, si avvicina ancora troppo timidamente alle nuove avanguardie, dalla stampa 3D al mondo delle start-up. Mancano nuovi percorsi di studi che preparino gli studenti ad affrontare la vera professione, dalla pratica realizzativa al rapporto con il cliente.
Spesso, poi, tra l'Italia e l'estero la differenza la fanno i professori. Quasi tutti i migliori architetti al mondo insegnano, da Zaha Hadid a Kengo Kuma fino ad Alejandro Aravena, mentre all'appello in Italia, di architetti che davvero potrebbero indirizzare i corsi di laurea verso nuovi orizzonti e innalzare così il livello qualitativo delle nostra facoltà, ne mancano molti, lasciando spesso gli studenti in pasto al Passato.
Infine se all'estero vali e vuoi insegnare, basta il tuo curriculum e non gli anni che con grande fatica e dedizione hai dedicato, da assistente, ai corsi di laurea di un professore universitario.
Mi sentirei di dire ai giovani che desiderano avvicinarsi a questa meravigliosa professione di scegliere quindi molto attentamente la facoltà, informarsi su chi ci insegna e quali sono le attività extra-universitarie che si svolgono (workshop, conferenze di architetti importanti, concorsi di progettazione interni) e poi, una volta dentro, aggiornarsi sempre, anche durante le vacanze attraverso delle Summer School.

Quale consideri il tuo più grande traguardo ad oggi e di domani?

Oggi è sicuramente quello di essere riuscito a fare il lavoro che sogno sin da piccolo e che credo sia stato influenzato dall'atmosfera creativa che vivevo in casa grazie alla mia famiglia e al lavoro dei miei nonni, entrambi costruttori edili.
In futuro spero di poter continuare a vedere il mio lavoro come un campo di sperimentazione in cui potersi divertire, riuscendo così a migliorare le città in cui viviamo attraverso interventi  architettonici di qualità.

Non tutti sanno che Francesco Lipari… (continua per Noi questa affermazione)

...da piccolo ha conosciuto personalmente Sandra Milo! ;)