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La laurea in Biotecnolgie offre delle ottime possibilità di trovare lavoro. Scopri anche gli altri titoli del settore biomedico e sanitario.


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Redazione di Educaweb
Proseguiamo il nostro tour alla scoperta dei percorsi universitari più richiesti per trovare lavoro. Oggi ci addentriamo in un campo che, stando alle ultime ricerche di mercato, offre degli ottimi sbocchi professionali. Stiamo parlando  degli studi che stanno a metà tra scienze, tecnologia e sanità: specializzazioni in biotecnologie, ingegneria biomedica, scienze biologiche, aprono oggi sempre più strade sia in Italia che all'estero. A dirlo sono alcune recenti dati riportati dal Sole 24 Ore, tratti da una ricerca di AlmaLaurea sui neodottori nelle materie tecnico-scientifiche. In pool position il comparto delle biotecnologie, che sforna laureati con un alta percentuale di occupazione (9 laureati su 10 trovano lavoro subito aver conseguito il titolo). Ripercorriamo nel dettaglio lo spaccato del Sole 24 Ore, segnalandovi anche i link ai titoli di studio e ai corsi disponibili a livello nazionale. 
 
Cominciamo con laurea in biotecnologie (L02). Questo titolo di studi offre ottime possibilità di carriera per chi decide di intraprendere un percorso di studi di tipo scientifico. La richiesta figure professionali in questo campo è molto alta e non sono ancora molti gli studenti che frequentano questo corso di laurea: un gap che dovrà essere sicuramente colmato nei prossimi anni. Il ventaglio di opportunità è vasto: ad esempio, si può trovare impiego come business developer, come consulenti in società di trasferimento tecnologico, società di management e gestione risparmi. 
 
Vogliamo parlare di guadagni mensili? A cinque anni dal'acquisizione del titolo, la media si aggira attorno ai 1400 euro circa considerando la disparità tra uomoni e donne (circa un centinaio di euro di differenza), ma se si esce dai confini italiani, come si può intuire, questi valori possono anche salire notevolmente (si stima un range di oltre 40mila dollari in ingresso per i professionisti statunitensi). 
 
Un'alternativa può essere quella di iscriversi a un corso di laurea tradizionale in Scienze biologiche (L13). In questo caso, i corsi hanno una base teorica comune e contemplano diverse specializzazioni variabili in base ai diversi atenei italiani. Ad esempio, biologia marina, biologia molecolare, biolo0gia sanitaria, biologia evoluzionistica. Con la laurea triennale si diventa biologo junior e si può aspirare a lavorare subito in laboratori di analisi e controllo qualità, servizi sanitari, industrie farmaceutiche. La laurea magistrale di due anni consente l'accesso alle categorie tradizionali (biologi, chimici, biofisici, botanici, zoologi, farmacologi, microibiologi) ed escono proprio dagli studi in biologia sanitaria alcuni tra i profili più innovativi: data manager, centri clinici, biologi nutrizionisti e gestore di servizi di controllo di qualità.
 
Passiamo infine al lato 'ingegneristico' della biomedica. Che cosa si intende quando si parla di ingegneria  biomedica? In pratica, si tratta di una disciplina che sfrutta i principi e le tecniche proprie dell'ingegneria per risolvere problematiche di tipo medico e biologico. Comprende lo studio su biomateriali e dispositivi per diagnosi, terapia, riabilitazione e sostituzione di organi. Gli sbocchi di lavoro più probabili sono nell'ambito di strutture ospedaliere, imprese private e pubblica amministrazione. Le prospettive d'impiego, anche in questo caso, sono molto buone: a un anno di distanza dal conseguimento dl titolo, ha trovato lavoro, nel 2014, l'89% dei laureati. 
 
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